Auguste Vestris


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August Bournonville sulla Danza Spagnola
6 aprile 2013

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Traduzione: Silvia Brioschi

Toreadoren (1840) (Il Torero)

“In occasione dei festeggiamenti per l’incoronazione del re Cristiano VIII, una coppia spagnola (Mariano Camprubí e Dolores Serral, ndr) venne invitata al Teatro Reale. Erano dei danzatori nati, dotati di uno stile veramente particolare e da questo punto di vista la loro danza era di una qualità eccezionale. C’era molto da imparare dai loro movimenti così originali e tutto ciò mi ha rivelato il nuovo mondo delle danze di carattere … che mai, in precedenza, avevo capito

Trasportati da questi Spagnoli, i nostri critici hanno denigrato la scuola di Vestris come se fosse una scuola di funamboli, affermando che mai i nostri ballerini avrebbero osato cimentarsi nelle Seguidillas.

Durante un gala però Camprubí e Serral mi invitarono a danzare un Bolero à quatre a loro fianco. Accettai la sfida molto volentieri: imparai questo Bolero prestando la massima attenzione a riprodurne ogni dettaglio, tanto più che possedevo già una formazione eccellente sia tecnica che artistica. Così ho preparato la mia risposta:il balletto Toreadoren”.

La Ventana (1856) (La Finestra)

“Erano vent’anni che nei nostri teatri echeggiava il rumore delle nacchere. Fanny Elssler per prima lanciò la moda delle danze spagnole, facendo della Cachucha il momento centrale del balletto Le Diable boiteux (Il diavolo zoppo). Presto questa piccola Cachucha sarebbe stata danzata in tutto il mondo: ha incantato gli Yankees e persino gli Spagnoli dell’Avana.

Per fare un dispetto alla sua rivale, la stessa Maria Taglioni commissionò [a suo padre] La Gitana. Se centinaia di ballerine hanno voluto imitare questi modelli, a nord dei Pirenei nessuno aveva ancora visto dei veri Spagnoli danzare in questo genere che si distingue nettamente dalle danze folcloristiche grazie al suo marcato carattere artistico - cosa che abbiamo potuto verificare a Copenaghen nel 1840 con Mariano Camprubí e Dolores Serral.

[Componendo La Ventana] e volendo preservare il carattere nazionale di queste ambientazioni, ho dovuto stilizzarle e inserirle in un contesto drammaturgico. … Nel finale ho inserito una sorprendente Seguidilla non interamente di mia invenzione, ma piuttosto un’imitazione di quella creata da Paolo Taglioni.

L’effetto prodotto fu incantevole e in assoluta sintonia con l’idea che avevo delle danze di carattere”.