Auguste Vestris


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de Bournonville et Cecchetti

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Communicato del governo d’Andalusia
{Consejo de Gobierno}, 13 novembre 2012

6 aprile 2013

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Traduzione: Silvia Brioschi

Il Consejo de Gobierno ha inserito la Escuela Bolera de Baile nel Catalogo Generale del Patrimonio Storico Andaluso come attività di interesse etnologico. Questa espressione artistica, complessa variante barocca della danza spagnola, presenta molte affinità con il flamenco ed è all’origine delle danze andaluse come la rondeña o le peteneras.

L’Escuela Bolera è nata sotto l’influenza delle danze di corte italiane e francesi del XVII secolo. Giunse al suo massimo splendore nel XVIII, quando si consolidò sulla base delle danze popolari spagnole.

Strettamente legata alla storia dell’Andalusia, il suo stile si è trasformato nel corso del XIX secolo fondendosi in modo particolare con le danze di questa regione. Attualmente l’Escuela Bolera ha inglobato numerosi passi derivati dalla danza flamenca, arricchendola a sua volta.

L’Escuela Bolera si è sviluppata in modo particolare in Andalusia con alcune varianti tipiche della regione, quali la cachucha, il Jaleo de Jerez, la Malagueña y el Torero, l’olé, i Panaderos, le Peteneras, le Sevillanas Boleras, le Seguidillas Gitanas, le Soleares de Arcas, le Soleares Granadinas, la Rondeña, il Vito e il Zapateado.

August Bournonville danse le Jaleo de Jerez dans son ballet Toreadoren
Croquis de E. Lehman, 1847.

I tratti essenziali di queste danze sono la grazia e l’eleganza, la grande varietà e la difficoltà dei passi, così come la pratica delle nacchere. La maggior parte dei grandi interpreti dell’attuale danza flamenca ha saputo integrare molti di questi passi.

Per lo sviluppo di questa scuola, sottolineiamo il contributo di artisti quali Amparo Álvarez “La Campanera”, Manuela Perea “La Nena”, Josefa Vargas e Pepita de la Oliviadas.

Lo stile presenta due tipi di danze dalla tecnica differente: le cosiddette Boleras e quelle con le nacchere. Il primo tipo comporta salti, giri, complessi giochi di piedi simili agli entrechats (trenzados) e passi di elevazione di ardua esecuzione.

Il secondo è “raso terra” (a ras de suelo), con i piedi che “martellano” il suolo (zapatear).

Attualmente le danze dell’Escuela Bolera non godono della giusta valorizzazione storica, a causa dei problemi legati alla trasmissione alle nuove generazioni e alla realizzazione scenica, soprattutto per quanto concerne certe modalità esecutive che sono ormai divenute obsolete e rischiano di scomparire.

Questo patrimonio di cultura e tecnica si è salvato grazie ai Pericet, una famiglia di danzatori e coreografi, che si sono adoperati in modo determinante per la loro conservazione. Grazie anche al lavoro di studio e preservazione effettuato da Pierre Lacotte e da Ann Hutchinson Guest, si è salvata anche la Cachucha.

Flemming Ryberg, per parte sua, si è adoperato per la preservazione del Jaleo de Jerez e delo Zapateado de María Cristina. I principi di questa scuola sono divulgati oggi soprattutto grazie all’Aula Pericet del Centro andaluso della Danza e grazie al libro di Marta Carrasco, La Escuela Bolera Sevillana: Los Pericet.

La politica di protezione dell’Escuela Bolera è legata all’opera di catalogazione delle manifestazioni di flamenco attuata dalla Consejeria de Cultura y Deporte, da quando, nel 2010, l’Unesco ha iscritto l’Arte jondo nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Tra le altre decisioni adottate in questo senso, vi è l’inserimento dell’Escuela Sevillana de Baile e quella della Fiesta de Verdiales, come Beni di Interesse Culturale, mentre il Fandango de Huelva, la Zambomba de Jerez e la Zambra de Granada sono attualmente in corso di inserimento presso il Catalogo Generale del Patrimonio Storico Andaluso.