Ricordi di Gustave Ricaux
di Jean Babilée
14 novembre 2010
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E’ stato un po’ prima dei tredici anni, avrò avuto dodici anni e mezzo, quando ho preso la mia prima lezione di danza.
Ed è stato con Gustave Ricaux.
Prima, non avevo alcuna idea di cosa fosse la danza, se non sui pattini del ghiaccio! Sul ghiaccio, un grand jeté continuava e questo mi piaceva tanto! Mentre, sul pavimento, lo jeté si fermava!
Dunque, Ricaux è stato il mio primo e unico professore di danza che ho avuto all’Opéra, poiché all’epoca era lui a impartire le lezioni ai maschi.
Tutti i giorni avevamo lezione con lui, poi cominciavano le prove.
Dopo, con Roland Petit, andavamo alla Cité Pigalle per lavorare di nuovo con Ricaux.
Avevo un trucco per non affaticarmi i polpacci: dopo la lezione, scendevo le scale scivolando di schiena sul corrimano.
Pensate: tre o quattro anni fa sono andato alla Cité Pigalle a trovare qualcuno e, uscendo, mi sono ritrovato davanti alle scale, di schiena al corrimano! Memoria del corpo!
Per danzare occorre tanta forza e Ricaux l’ha data a tutti i suoi allievi.
Ricaux era molto semplice e molto serio. Si rallegrava per i progressi dei suoi allievi.
Un giorno, avrò avuto circa 14 anni, stavamo eseguendo un enchaînement facile, ma a un tratto presi il volo, ero in perfetto accordo con la musica, mi sentivo senza peso e Ricaux esclamò: “Ecco, ora hai ballato! Ecco, ora balli!”
Durante la lezione, teneva in mano un piccolo bastone di bambù con cui scandiva ogni tempo della battuta. A volte, se facevamo qualche stupidaggine, si lanciava su di noi per colpirci i polpacci col bambù. Noi però non avevamo paura di lui, perché era la bontà in persona.
Suonava anche il pianoforte e bene. Un giorno, il pianista non arrivò in orario e Ricaux stesso si sedette al piano suonando per la sbarra.
La sua sbarra durava 15/20 minuti, era breve e molto efficace, a tal punto che ho continuato a farla per tutta la mia vita. Dopo la sbarra, ripetevamo ancora una volta al centro alcuni esercizi di dégagés, ronds de jambe… poi dei ports de bras e infine gli adages. Seguivano la petite batterie, i grands sauts su valzer e infine gli entrechat-six, per concludere con i grands battements en descendant e en remontant.
Ciò che fece di Ricaux un grande insegnante era la sua semplicità, la sua energia, la sua forza. Era un insegnante per i maschi e bisognava essere un maschio per giovarsi pienamente delle sue lezioni. Non ci considerava delle mammolette, tutti i suoi allievi con lui hanno acquisito grande forza. Per esempio, ogni giorno ci faceva eseguire i manèges di pas de bourrée/jeté a destra e a sinistra. Dopo un anno li facevamo bene. Quanto agli entrechats, credo di essere arrivato a eseguire entrechat-onze. Che piacere!
Se questo non è un piacere, non bisogna danzare!
Con Ricaux abbiamo lavorato duramente, ma sempre di buon umore! Gli volevo molto bene, perché era un uomo giusto, che non aveva preferenze.
Non era però Ricaux, ma Aveline, a tenere le prove dei ruoli.
A quei tempi all’Opéra c’erano molti personaggi tipicamente ottocenteschi, come Leo Staats, per esempio, che era un matto furioso. Un giorno, quando da poco ero entrato a far parte dell’Opéra, mi apostrofò: “Venga qui! E’ nuovo? Mi faccia vedere un entrechat-six!”. Io balbettai: “Non lo so fare…”. E Staats esclamò: “Alla sua età, io battevo l’entrechat-six con stivali e speroni ai piedi!”
Dopo Ricaux, ho lavorato a lungo con Alexandre Volinine che mi ha insegnato l’épaulement e la raffinatezza. Che meraviglia quell’uomo! Mi ha aperto la testa alla poesia. Mi stupiva! Era anziano, avrà avuto 70 anni, ma il suo modo di mostrare i passi era abbagliante.
In seguito, ho lavorato con Viktor Gsovski che era un passionale, un vero artista. Ogni giorno ci mostrava un nuovo adage, uno più bello dell’altro. A volte, nel darli, aveva le lacrime agli occhi. Mi piaceva la sua sbarra, l’atmosfera delle sue lezioni, era una personalità molto interessante. Con lui ho avuto favolosi rapporti di danza. Una volta feci per lui un enchaînement di jeté in cortile e lui esclamò entusiasta, con il suo accento russo: “Tu io amo!”
Ciò che mi ha aiutato di più è l’aver avuto, a ogni tappa, professori adatti a me.
Ne concludo che non si deve rimanere troppo a lungo nello stesso posto, perché ci si ferma.
Conversazione raccolta da K.L. Kanter*Parigi, 14 ottobre 2010.
Nato nel 1923, Jean Babilée fu allievo di Gustave Ricaux all’Ecole de l’Opéra tra il 1936 e il 1940. Danseur-étoile nei Ballets des Champs Elysées tra il 1945 e il 1950, fu scritturato all’Opéra de Paris nel 1952, rimanendovi fino al 1955, intraprendendo poi una carriera internazionale.
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