Liubov Egorova
sous le buste de Pavlova
Collection P. Lacotte
Gustave Ricaux è senza dubbio il più illustre maestro francese di danza classica del XX°secolo.
Nato a Parigi il 20 Agosto 1884, viene ammesso alla Scuola di danza dell’Opéra il 9 Marzo 1901.
Entra a far parte nel corpo di ballo come 2° quadrille, nel 1898, e diventa grand sujet nel 1901.
Nominato Primo Ballerino nel 1907 (a quel tempo non esisteva ancora il titolo di danseur étoile), fa il suo debutto nel balletto di Joseph Hansen, "La Maladetta", a fianco di Carlotta Zambelli.
Grande technicien, ottiene un successo strepitoso, nonostante in quegli anni la danza maschile non fosse troppo in auge in Francia.
Dal 1911 al 1919, viene ingaggiato per effettuare varie tournées in Europa; danza in Inghilterra, Germania, Belgio, Italia, Spagna, Austria, e in America.
Entrato a far parte dell’esercito francese dal 1914 al 1919, ritrova il suo posto presso l’Opéra di Parigi dopo la guerra e prosegue la sua carriera di ballerino dopo aver ricevuto l’incarico di docente per le classi maschili.
Gustave Ricaux partecipa nel 1921 alla ripresa del balletto Daphnis et Chloé di Michel Fokine, da quest’ultimo messo in scena all’Opéra e nel 1925 in Namouna in coppia con Aida Boni e con la coreografia di Leo Staats. Soir de Fête, balletto creato sempre da quest’ultimo coreografo, sarà in coppia con Olga Spessivtseva. Sempre con lei danza, dal 1926, Giselle.
Interpreta i ruoli da protagonista in La Korrigane di Louis Mérante con Carlotta Zambelli, ne Le Diable dans le Beffroi di Nicola Guerra con Camille Bos, nelle Suites de Danses di Ivan Clustine e in Siang Siang di Léo Staats.
Danza ne La fête chez Thérèse con Carlotta Zambelli e interpreta Orion in Sylvia.
Gustave Ricaux si distingue anche nei divertissements di opere quali Roméo et Juliette, Le Trouvère, Padmavati, Henri VIII, Patrie, Salammmbo, in cui spicca sempre il suo talento.
Insegnante di grande spessore, con una particolare attitudine per la didattica, quando lascia la scena nel 1931, viene nominato responsabile per l’insegnamento delle classi maschili della Scuola di danza. In questo modo, formerà e potrà seguire la carriera di tutti i ballerini dell’Opéra, essendo l’unico maestro di tutte le classi maschili.
Di mattina dava due lezioni: una per quadrilles e coryphées, l’altra per sujets, premiers danseurs ed étoiles.
Niente al mondo ci avrebbe impedito di frequentare queste lezioni.
Di pomeriggio, dopo aver dato lezione agli alunni della Scuola di ballo, dava anche lezioni nella propria casa. Dopo le prove ci precipitavamo per lavorare ancora con lui.
Ricordo il silenzio che si creava durante le sue lezioni. Concentrati e attenti ascoltavamo ogni sua osservazione: nessuno si muoveva, dal più piccolo al più grande.
Anche da adulti, se per caso fossimo entrati in ritardo, ci vietava di unirci a quelli che stavano già lavorando alla sbarra e di seguire la lezione: “Mettiti lì, su quella panca! Guardando gli errori degli altri capirai meglio i tuoi. Inoltre, vedrai meglio i progressi di coloro che lavorano sul serio!”. Non accettava scuse di nessun genere e non potevamo firmare il foglio delle presenze.
E’ con lui che ho fatto la mia prima lezione di danza. Me la ricordo come se fosse ieri.
Ero molto intimidito dal suo rigore, ma ero consapevole che tutti i movimenti che mi faceva vedere fossero eloquenti.
Intimidito e pieno di ammirazione, cercavo di riprodurre quello che mi mostrava: senza dubbio maldestramente, poiché mi rendevo conto che gli allievi più grandi erano pronti a ridere dei miei errori.
Sua moglie, anche lei un tempo ballerina, mossa a pietà, mi si avvicinava e con maggiore pazienza correggeva le posizioni delle mie braccia. La sua spiegazione per porre le braccia al di sopra della testa en couronne, mi pareva bellissima. La guardavo, affascinato. Imparai le posizioni accademiche delle braccia e delle gambe e due o tre esercizi. A otto anni, questo era sufficiente per un mio primo approccio.
E’ inutile dire che di sera ripassavo tutto ciò nella mia mente per non dimenticare nulla.
Ho lavorato tutti i giorni con ostinazione per due anni.
Sentivo di essere tra le mani di un grande saggio della danza; stimolato dalla cerchia di tutti i suoi allievi che lo veneravano, capivo quanta fortuna avevo nell’avere un maestro, uno vero! E quanto avrei dovuto lavorare per non deluderlo ed essere all’altezza della situazione.
I bambini ballavano come dei! Al mio livello, ogni pirouette mi sembrava un exploit! Purtroppo, durante i primi anni della guerra, Ricaux dovette lasciare l’Opéra. La sua partenza mi costernò, mi sentii perso, abbandonato! Ho continuato a esercitarmi da solo senza sosta: non volevo perdere niente della tenacia che mi aveva trasmesso. Nessuno meglio di lui era stato capace di insegnarmi a legare tutti i movimenti, a “concatenare”i passi con una tale stabilità e con tale dispiegamento! Non lo volevo dimenticare.
Dopo qualche anno di assenza, tornò da Monte-Carlo: fu uno dei giorni più belli della mia vita.
Ho allora seguito le sue lezioni ogni mattina e all’ora di pranzo, quando eravamo liberi, seguivo ogni giorno una lezione privata, senza pianista, in uno studio che ormai non esiste più a Cité Pigalle.
Potrei parlare di lui per ore, del modo in cui ci insegnava a fare le grandes pirouettes à la seconde e i manèges di coupés-jetés a destra e a sinistra.
La cosa migliore è ricordare le sue lezioni e citare alcuni allievi che si sono formati con lui: Serge Peretti, Paul Goubé, Roger Fenonjois, Roland Petit, Jean Babilée, Serge Golovine, Raymond Franchetti, Daniel Seillier, Raoul Bari, Lucien Duthoit, Gilbert Mayer, Attilio Labis, René Bon, Alexandre Kalioujny, Michel Renault, Jean-Paul Andréani e Michel Descombey. Anche Madeline Lafon e Claude Bessy furono sue allieve.
Ho scritto queste righe per rendergli omaggio e manifestargli tutta la mia riconoscenza.
Traduzione : Silvia Brioschi
Ex-solista del Teatro alla Scala e del Teatro La Fenice